Nota Diplomatica – Killing with Kindness
Secondo una comune versione, la cacciata dell’Impero Britannico dai suoi possedimenti in India sarebbe nata dall’ammutinamento delle loro truppe indigene—i Sepoy—nel 1857. Queste, di fronte all’arrivo dall’Inghilterra di una nuova dotazione militare—i fucili ad avancarica Enfield—il cui caricamento avveniva mordendo un involucro di carta unta per estrarre la pallottola da infilare nella canna, chiesero di quale animale fosse il grasso che facilitava l’operazione: se fosse stato grasso bovino, ciò avrebbe contravvenuto alle regole religiose dei soldati indù, se fosse stato suino, invece, sarebbe stato contro i precetti religiosi dei soldati musulmani.
Di fronte al rifiuto dei loro ufficiali britannici di fornire chiarimenti, si sparse tra i soldati di ambo le fedi il convincimento che si trattasse di una sorta di trappola, di uno stratagemma per fargli ‘perdere di casta’ e obbligarli a convertirsi al cristianesimo…
La storia non è forse del tutto calzante, ma introduce in maniera appropriata un altro interessante contrasto tra le necessità militari e il buonismo tendenzialmente regnante: il tentativo di rendere la guerra ‘environmentally friendly’. L’idea, in parole povere, parte dal presupposto secondo cui, se dobbiamo ammazzarci a vicenda, almeno lo dobbiamo fare in modo da non danneggiare l’ambiente: cioè, in maniera ‘ecologicamente sostenibile’.
I tentativi di inventarsi la ‘guerra verde’ vanno dai cosiddetti ‘proiettili vegani’—cioè, senza piombo, un metallo notoriamente inquinante—alle bombe a mano caricate con esplosivi riformulati in modo da non danneggiare l’ambiente (tranne per gli organismi viventi che ci abitano), ai caccia che volano con carburanti recuperati dagli oli di frittura dei ristoranti, ai carri armati britannici con motorizzazione elettrica a batteria ricaricabile e anche a improbabili sottomarini ‘solari’. Qualcuno paventa persino la possibilità di sviluppare bombe atomiche ‘verdi’ che, esplodendo, spargono non solo distruzione, ma anche i semi di fiori e alberi per accelerare il recupero dell’ambiente dopo l’impiego…
Gli esempi citati sono reali e, se non necessariamente funzionanti, sono almeno allo studio. Piacciono molto—nei paesi democratici—sia ai governi sia alle industrie belliche, entrambi in grande difficoltà nel giustificare ai contribuenti i costi altissimi delle armi convenzionali che servono solo a causare la morte dei nemici—un po’ lo scopo del combattimento dopotutto…
Pare che l’entusiasmo sia minore tra i soldati in servizio attivo—forse meno di tutti al carrista che teme di dover abbandonare il campo di battaglia per andare a cercare una presa elettrica.
“NOTA DIPLOMATICA” esce con il sostegno di: Tesya Group, MSC Cruises, Class Editori e Telecom Italia Sparkle
Nella foto in alto: l’autore di questo articolo, James Hansen