CORRIERE CANADESE / I mille problemi di Toronto eclissati dal destino dell’Ontario Place
TORONTO – Tasse di proprietà alle stelle, traffico sempre più congestionato, illegalità diffusa, sicurezza sulla Ttc e in molti quartieri della città, prezzi degli affitti record, difficoltà del mercato immobiliare. Toronto nel 2023, la Toronto del dopo Tory, è una città che vive le sue mille contraddizioni, zavorrata dalla pesante eredità politica e amministrativa lasciata dall’ex sindaco.
In questa campagna elettorale per la carica di primo cittadino, ci siamo bruscamente risvegliati dopo aver vissuto “un’allucinazione collettiva”, dove un nutrito gruppo di candidati alla poltrona di sindaco si preparava a presentare ricette politiche mirate per fare fronte ai problemi della città, pronti a confrontarsi in maniera costruttiva sui temi e trovare soluzioni credibili e realizzabili. No, tutto questo è diventato preistoria.
Abbiamo scoperto che in questa campagna esiste un unico tema, quello del destino dell’Ontario Place. La struttura, inaugurata nel 1971, è stata sostanzialmente abbandonata al suo destino nel 2012, diventando una sorta di parco pubblico senza le attrazioni che ne avevano caratterizzato i primi quarantanni di esistenza. La posizione, su una lunga striscia di terreno sul lungolago, ovviamente faceva gola a molti, ma i vari paletti imposti dalle amministrazioni cittadine precedenti hanno bloccato lo sviluppo edilizio.
Ora, nelle primissime battute della campagna elettorale – che, va sottolineato, ufficialmente non è ancora iniziata, anche perché le candidature sono ancora aperte fino a inizio maggio – l’ex vice sindaco Ana Bailao ha lanciato l’idea di rivitalizzare l’intera area, spostando il Science Centre nella zona occupata dall’Ontario Place.
Una proposta come un’altra, che almeno all’inizio non ha raccolto molto consenso, vista anche l’impellenza di temi ben più importanti agli occhi dell’elettorato. Tutto è cambiato la scorsa settimana, quando il premier dell’Ontario Doug Ford ha annunciato il suo sostanziale sostegno alla proposta, salvo poi rimandare tutto a questa settimana per i dettagli. Martedì, durante una conferenza stampa organizzata proprio all’Ontario Place, abbiamo ricevuto questi dettagli. Il governo, in pratica, ha dato il suo via libera allo spostamento del Science Centre sul terreno occupato dall’Ontario Place, con i lavori che dovrebbe iniziare nell’immediato futuro e l’inaugurazione fissata – ma qui il condizionale è d’obbligo – nel lontano 2031.
Se la mossa del premier dell’Ontario non costituisce un vero e proprio endorsement alla Bailao, poco ci manca. Tutti i principali candidati alla corsa a sindaco – Mark Saunders, Brad Bradford, Mitzie Hunter, Anthony Furey, la stessa Olivia Chow – si sono sentiti in obbligo di esprimere il loro punto di vista, sostanzialmente contrario ma con diverse sfumature. Il risultato è che nelle ultime ventiquattrore non si parla d’altro, l’intero dibattito politico comunale gira attorno al destino dell’Ontario Place.
Dimentichiamoci l’aumento delle tasse, mettiamo da parte il nodo sicurezza, facciamo finta che la viabilità a Toronto non sia un problema. Il vero nodo da sciogliere è cosa fare – e quando farlo – dell’Ontario Place.
Ma perché – ci chiediamo – se la questione era così impellente, negli ultimi tredici anni non l’abbiamo mai affrontata? Perché John Tory, nei suoi primi due mandati e nei pochi mesi del terzo non ha sentito il bisogno di avanzare proposte e spingere per una soluzione su questo “spinoso” tema. E i suoi avversari? Né durante le elezioni del 2014, né in quelle del 2018 il destino dell’Ontario Place è entrato in campagna elettorale, per non parlare di quelle del 2022.
Nulla. Ora, con l’intervento del premier, lo scenario è profondamente mutato. Ford è entrato – a gamba tesa – nella campagna elettorale, di fatto fissando l’agenda del dibattito pubblico, su un tema che peraltro non è destinato a smuovere le masse, da una parte o dall’altra. La speranza è che i candidati, una volta metabolizzata e digerita la questione, abbiano la forza di passare ad altro, e iniziare a discutere di temi che hanno un impatto vero sulla vita di tutti i giorni dei cittadini.