Dal caso Paolo Nori al Salone del libro, “cancel culture” contro la cultura russa
TORONTO – La guerra uccide, divide e dissemina odio. Un odio che non risparmia nessuno, vivo o morto che sia. Che dilaga offuscando le ragioni che ci hanno insegnato, in questi anni di apparente civilizzazione, a non giudicare nessuno semplicemente dal luogo da cui proviene, dalla lingua che parla e in cui scrive. La guerra in Ucraina in questo senso non fa eccezione: ha creato un odio che è straripato ben al di là degli argini che lo dovevano mantenere circoscritto a chi questo odio se lo merita veramente. Invece, ha attaccato indiscriminatamente la letteratura e i suoi esponenti, anche e soprattutto coloro che con questo conflitto non hanno nulla a che fare…