Le scuse di NOW Magazine al Corriere Canadese
TORONTO – Un primo passo per ristabilire la verità e rimediare ad accuse infamanti e diffamatorie. È quello fatto da NOW Magazine che ha pubblicato le sue scuse ufficiali verso il Corriere Canadese e il suo editore Joe Volpe per un articolo a firma di Enzo DiMatteo pubblicato sulla rivista nel marzo del 2021.
Un articolo nel quale il giornale e l’ex ministro venivano accusati di omofobia, di attacchi continui e incessanti anti-gay e di aver portato avanti una campagna di intimidazione verso la comunità LGBTQ2. In quel periodo il Corriere Canadese era stato pubblicamente attaccato da alcuni consiglieri comunali di Toronto apparentemente fomentati da un gruppo di fiduciari del provveditorato cattolico. Il giornale aveva denunciato il collegamento di un sito dai contenuti pornografici al sito web del Toronto Catholic District School Board.
La denuncia del giornale era stata interpretata – volutamente o meno – come un attacco alla comunità LGBTQ2. Accuse senza merito alcuno che però hanno indotto danni commerciali.
Le scuse ufficiali di NOW Magazine saranno pubblicate per i prossimi sei mesi. “Si tratta di un buon primo passo – ha dichiarato l’onorevole Volpe – perché siamo di fronte a una vicenda nata dalla divulgazione di falsità: e per queste ci devono essere delle responsabilità ben precise”. Ammettere di aver sbagliato fa onore a NOW Magazine. “Riconosciamo – ha continuato l’ex ministro – la professionalità che sta dimostrando NOW Magazine” (cliccare qui per vedere le scuse).
Ma la vicenda, ovviamente, non è affatto finita. Ci sono altre parti in causa, che nei mesi scorsi hanno lanciato accuse infamanti e diffamatorie nei confronti del Corriere Canadese, del suo editore e di tutti i giornalisti che lavorano nel giornale. “Con loro ci vedremo in tribunale”, ha aggiunto Volpe.
Perché a questo punto non si tratta solo di ristabilire la verità, ma di difendere la dignità e la professionalità di chi lavora al Corriere di fronte ad accuse aberranti e infamanti, con l’effetto (se non l’intento) di toglier loro l’accesso ad un reddito giusto.