Ristoratori italiani in piazza a Vancouver:
“Chiudere i locali non è la soluzione”
VANCOUVER – Ristoratori italiani in piazza, oggi, a Vancouver, per protestare contro la chiusura improvvisa decisa lunedì in British Columbia dal governo provinciale dopo l’impennata dei contagi nella scorsa settimana.I soci dell’Apci, l’Associazione Professionale dei Cuochi Italiani, l’avevano annunciato e l’hanno fatto: un flash mob per dire “no” alla chiusura. “Abbiamo però mantenuto le distanze – spiega il presidente canadese dell’Apci, Giovanni Trigona – da molti manifestanti che erano in piazza per motivi ideologici, come negazionisti, anti-vax, anti-mask, pro-Trump, anti-Trump… abbiamo quindi deciso di affidare ai media il messaggio che lo chef Alessandro Riccobono, titolare di un ristorante italiano a Vancouver (“Mangia cucina e bar”) e delegato dell’APCI in British Columbia, ha scritto a nome di tutti noi”.
“Ed eccomi qui, oggi, invece di essere nella mia cucina a cucinare per i miei clienti! Ed eccomi – si legge nel messaggio del cuoco italiano Riccobono – qui a interpretare il cattivo! Sì, il cattivo! Perché per molti di voi a casa e per questo governo, combattiamo per le nostre attività illegali e sbagliate. Molte persone sono colpite da queste chiusure, molte persone laboriose con famiglie e molti di noi che supportano anche le loro famiglie a casa in altri Paesi. Siamo un gruppo altruista di persone di mestiere, cuciniamo, serviamo e adoriamo farlo! Ci prendiamo sempre cura di altre persone e lo abbiamo anche fatto durante questa pandemia seguendo protocolli estesi. Ora, a quanto pare, nemmeno questo è abbastanza?”
“E così – prosegue il messaggio – chiediamo ai nostri leader: trovate un altro modo per risolvere questo problema e lasciate in pace le piccole imprese. Restiamo aperti. Chiediamo al governo di revocare queste ultime restrizioni e di trovare un modo diverso per proteggerci da questo virus. Non stiamo protestando contro il Covid, stiamo protestando contro le soluzioni prese che crediamo stiano danneggiando le persone più del problema stesso”.