Se vuoi la pace prepara la guerra. «Si vis pacem para bellum» 

Pubblichiamo, qui di seguito, l’editoriale di aprile di Giuseppe Arnò, direttore de La Gazzetta italo-brasiliana, rivista on line degli Italiani in Brasile

Nulla sarà più come prima dopo il Covid e la guerra in Ucraina!

Siamo nelle mani di pochi, di poche teste di rapa. Solo che la nostra storia non finirà con baci e abbracci come nel film-commedia del 1966 di Giancarlo Zagni dal titolo “Testa di rapa”, anzi finirà piuttosto male se non corriamo subito ai ripari.

Kant propone all’uomo di emanciparsi attraverso la conoscenza, ma la maggior parte del volgo preferisce rimanere minorenne vita natural durante ed è questo il motivo per cui le ‘teste di rapa’ si sentono autorizzate a ergersi a tutori dell’umanità.

Oggidì siamo però arrivati al punto di doverci liberare dallo stato di minorità mentale e, conseguentemente, di mandare definitivamente a quel paese le teste di rapa dominanti se non vogliamo mettere a repentaglio la nostra stessa esistenza nel ritrovarci schiacciati come mosche tra due pericolose ‘placche tettoniche’, USA e Russia.

E la Cina? Business first (prima gli affari)! Quella pensa principalmente a produrre e smerciare a più non posso prodotti di ogni sorta e a basso costo per superare gli Stati Uniti e così diventare la prima potenza economica mondiale nel 2028, con cinque anni di anticipo rispetto al previsto.

Allo stato e con riguardo all’invasione dell’Ucraina, il colosso del continente asiatico tiene il piede in due staffe e ci ricorda il coniglio di Trilussa: «Ah, no! — disse er Conijo — Io so’ fratello tanto del Lupo quanto de l’Agnello», tant’è che non a caso da una parte auspica la fine della guerra in Ucraina, mentre dall’altra sbandiera la propria amicizia con la Russia e, come se non bastasse, bighellona a più non posso nello spazio aereo di Taiwan tanto per ingarbugliare ulteriormente la matassa. In sostanza, non vuole inimicarsi gli Stati Uniti per non compromettere l’importante mercato occidentale e nel contempo non vuole nemmeno inimicarsi la Russia da cui dipende per l´approvvigionamento delle fonti energetiche. E Taiwan? Che dire, ad ognuno la sua croce: rimane un nodo gordiano da sciogliere … non da tagliare! Probabilmente a questo fine gli strateghi cinesi stanno studiando attentamente l’evoluzione degli accadimenti in Ucraina.

Orbene, considerazioni a parte, andiamo al nocciolo della questione che più ci interessa. L’orribile ed esecranda guerra in Ucraina non è frutto di un raptus putiniano né dev´essere considerata un fulmine a ciel sereno. Siamo giudici obiettivi! Gli USA e la NATO se la sono cercata a lungo con il lanternino!

Oramai i motivi sono noti a tutti e ai pochi che ancora non avessero colto la reale situazione va ricordato che dal 1997 in poi sono entrate a far parte dell’Alleanza Atlantica: l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Repubblica Ceca, l’Ungheria, la Polonia, la Bulgaria, la Romania, la Slovacchia, la Slovenia, la Croazia, la Repubblica del Montenegro, la Macedonia del Nord e l’Albania. Tutti Paesi, questi or ora menzionati, che facevano parte del blocco sovietico e che sarebbero dovuti rimanere neutrali in quanto l’Alleanza Atlantica, costituita nel 1949 per proteggere la sicurezza del mondo occidentale dalla minaccia comunista, non avrebbe avuto motivo non solo di espandersi, ma addirittura di sopravvivere dopo la fine della ‘guerra fredda’.

Nei riguardi dell’Ucraina, poi, finché essa si è mantenuta come uno Stato ‘cuscinetto’, pur essendo finita (secondo la versione di Mosca) con un colpo di mano sotto il governo di un presidente anti-russo, v’è stata una certa tolleranza da parte del Cremlino, ma quando la stessa ha incominciato a rafforzare la previsione che sarebbe stata il prossimo boccone NATO, con tutte le conseguenze militari immaginabili (la crisi dei missili a Cuba docet), ecco che si arriva alla resa dei conti; all’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Putin non è impazzito e nemmanco il suo incedere, dai maliziosucci definito da pistolero «gunslinger gait», rappresenta un segnale che potrebbe prefigurare il Parkinson, come da taluni fantasticato: tutt’altro! Esiste invero un solco oltre il quale la pazienza smette di essere una virtù e il 24 febbraio Vladimir perde definitivamente la pazienza, batte il pugno sulla cartina dell’Europa e manda le sue truppe all’arrembo dell’Ucraina. La stessa Ucraina che, ironia della sorte, dal Cremlino viene considerata figlia prediletta della madre Russia e dagli intellettuali russofoni la ‘culla’ della loro cultura moderna: non a caso Dostoevskij definiva l’ucraino Gogol il padre della letteratura russa. 

La diplomazia ha fatto flop
Or appunto, da tempo Mosca, al fine di porre un limite all’espansione a Est della NATO e di pacificare le diverse aree contese, richiede all’Occidente in tutte le sedi istituzionali formali assicurazioni sul non ingresso dell’Ucraina nella NATO; il riconoscimento delle repubbliche autonome del Donbass (Donetsk e Luhansk); e da ultimo il riconoscimento della Crimea come territorio appartenente alla Russia. Risultato? L’Ucraina fa orecchie da mercante e l’Occidente risponde con sanzioni. Ebbene, ne stiamo vivendo le tragiche conseguenze! Ora, che la guerra in Ucraina con tutti gli orrori che ne conseguono vada ripudiata come tutte le guerre in questo pazzo mondo è fuor di dubbio, ma quando il linguaggio fallisce reiteratamente [e qui vediamo il dolo da parte dell’Occidente n.d.r.] … non resta purtroppo che passare ai fatti. Eccoci in guerra e Dio non voglia che sia il preludio di una guerra globale. Albert Einstein avvertiva: «Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre.». Ogni commento è del tutto superfluo!
 
Abbiamo perso il tram
È qui che va fatto il punto della situazione: abbiamo perso il tram dei desideri ovvero integrare all’Europa la Russia e di motivi ce n’erano tanti, principalmente perché quest’ultima può essere considerata a pieno titolo parte dell’Europa per quanto riguarda la sua adesione alla cultura e ai valori occidentali. Inoltre, per comodismo e conformismo ci siamo pavidamente riparati sotto l’ombrello politico e militare dell´anti- Russia, la NATO, da paria e non da par inter pares e infine ci siamo ridotti a umili ciambellani dell’imperialismo occidentale dal momento che non contiamo un fico secco: né noi in ambito europeo né l’UE in ambito internazionale.
Infatti, noi europei scontiamo solo le conseguenze delle sconsiderate scelte dei nostri tutori che da una parte non tollererebbero la Russia integrata economicamente con l’Europa e dall’altra, lontani, al sicuro e non eletti da noi, altro non fanno se non fomentare a tavolino le molteplici guerre di potere, tanto … a combatterle non ci vanno affatto loro! Ma ci rendiamo conto di come ci siamo ridotti? 

Rifondare l’Europa
Dopo il martoriato popolo ucraino, siamo noi europei e le incolpevoli popolazioni russe a subire le conseguenze dell’odierna guerra e delle relative sanzioni economiche in atto, mentre chi ha realmente provocato nel tempo questo funesto putiferio ci lucra sopra, vendendoci per giunta le fonti energetiche necessarie a mantenerci in vita!

Orsù, è ora di mettere la testa a partito: qui bisogna decidersi! Ma decidersi significa soprattutto rifondare l’Europa, cambiare per intero mentalità perché, vivaddio, mentre Biden annunciava le peggiori sanzioni alla Russia; mentre Zelensky parlava di «ultima battaglia nonché di guerra mondiale»; e mentre in Italia si prospettava l’economia di guerra, al Parlamento Ue si discuteva di latrine «gender neutral» e di linguaggio senza il maschile e il femminile … da non credere!

Mano all’opera dunque vecchia Europa e assennatamente. Dimostra che non sei completamente rincoglionita e che sei capace di mantenere e valorizzare l’identità culturale, le tradizioni e i valori che ti hanno resa sempre punto di riferimento di civiltà e non solo!
Cerchi la ricetta di sopravvivenza? Eccola: totale autonomia energetica; piena indipendenza politica ed economica; autosufficienza tecnologica; una generosa dose di moderno apparato militare; e, con buona pace dei pacifisti da divano, q.b. di deterrente nucleare (Si vis pacem para bellum – Vegezio) vuoi per non dover essere intimoriti dalle minacce ‘atomizzate’ dei gradassi o dei satrapi di turno vuoi per poter svolgere il ruolo di potenza di pace e di equilibrio. Un piatto gourmet e salutare, ma sicuramente indigesto per i malintenzionati.

Infine, particolare di non poco conto, recenti studi hanno dimostrato che energia, tecnologia e armamento comune costerebbero all´Europa la metà di quando spende oggi ogni singolo Stato.

Sarà possibile realizzare la ricetta di cui anzi? Certo che lo è: basta solo voltare davvero pagina e scegliere tra vivere onorati o morire asserviti.

Si è in dubbio? Suvvia, che vivere ci piace da morire!

Giuseppe Arnò dirige La Gazzetta italo-brasiliana – http://rivistalagazzettaonline.info/