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Fossa comune dei bambini indigeni, il Papa invita “a far luce”. Ma l’arcivescovo chiede scusa

ROMA – “Questi momenti difficili rappresentano un forte richiamo per tutti noi, per allontanarci dal modello colonizzatore e anche dalle colonizzazioni ideologiche di oggi”: Papa Francesco è intervenuto così, al termine dell’Angelus di oggi in piazza San Pietro a Roma, sul caso della fossa comune 215 di bambini indigeni scoperta nei terreni dell’ex scuola Kamloops Indian Residential School, una scuola cattolica nella provincia della Columbia Britannica in Canada aperta alla fine dell’Ottocento per avviare i piccoli indigeni all’educazione °bianca° e chiusa nel 1978. Niente scuse, dunque, come aveva chiesto il premier Justin Trudeau. Ma a presentarle ci ha pensato il cardinale Thomas Christopher Collins (nella foto), arcivescovo di Toronto, durante la messa domenicale, che ha parlato proprio di “apologies” per quanto accaduto.

I resti di 215 bambini in una fossa comune, Trudeau: “Capitolo vergognoso della storia del Canada”

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“Un capitolo nero e vergognoso della storia del nostro Paese”: cosi il premier canadese Justin Trudeau ha commentato, su Twitter, la notizia del ritrovamento dei resti di 215 bambini in una fossa comune vicino alla Kamloops Indian Residential School, in British Columbia (nella foto sopra, una classe della Kamloops negli anni Cinquanta): un istituto aperto alla fine del 1800 e chiuso nel 1978, che faceva parte della rete di scuole fondate dal governo e prevalentemente amministrate dalle chiese cattoliche (nel caso della Kamloops, la gestione passò sotto il controllo del governo nella seconda metà degli anni Sessanta), allo scopo di “separare” i figli degli indigeni dalla loro cultura per “assimilarli” nella cultura dominante.