TORONTO – Il quadro di San Rocco firmato da Antonio Circelli, emigrante alberonese stabilitosi a Toronto con la famiglia nel 1906, compare per la prima volta nelle cronache torontine all’altezza del 1923…
TORONTO – Qualche settimana fa, nell’articolo inaugurante questa nostra piccola serie sulla storia dell’italiano a Toronto, accennavo a come, negli ultimi decenni, sia stata semplificata l’immagine linguistica degli emigranti italiani a Toronto: considerati puramente dialettofoni, totalmente all’oscuro della propria lingua, si sarebbero inventati una parlata mista, in cui l’inglese era deformato e adattato alle competenze native. In realtà, al di là della poca affidabilità di certe teorie, come abbiamo visto in queste settimane, la comunità italiana aveva diverse possibilità di praticare e imparare l’idioma nazionale: lettura di giornali autoctoni, scuole locali, etc. …
LAS TERRENAS – Chi di noi, tappato in casa osservando mestamente la pioggia battente dei mesi invernali, non sogna una vacanza in un’isola tropicale? Infatti anche la sventurata giornalista che innesca la vorticosa sequenza di avvenimenti nell’ultimo romanzo di Ennio Marchetti l’aveva pensata così e si era prenotata un bel soggiorno in un albergo a Las Terrenas, nella Repubblica Dominicana. Non sapeva di aver scoperchiato il classico vaso di Pandora, come viene descritto nei trentasei capitoli di “Il segreto di Gregorio.” →
Il Corriere Canadese inizia oggi, con questo articolo di presentazione scritto dalla professoressa Anna Ciardullo Villapiana, la pubblicazione di una serie di articoli dedicati all’immigrazione italiana in Canada, che prendono spunto dalla storia degli oggetti che gli emigrati hanno portati con sé nel viaggio, spesso doloros e difficile, dal Belpaese alla nuova terra. L’iniziativa rientra nel progetto “Narrarsi altrove”, al quale stanno lavorando la stessa Villapiana con i professori Stella Paola e Gabriele Niccoli…
L’aria è una sostanza – un fluido – anche se nella vita quotidiana ce ne accorgiamo poco. È invisibile e, a meno che non tiri un forte vento, non abbiamo motivi per tenere conto della resistenza che pone ai nostri movimenti. Per secoli la sua l’anomala “solidità” poteva interessare solo chi viaggiava con un veliero oppure conduceva un mulino a vento. I veicoli terrestri di una volta si spostavano troppo lentamente perché la resistenza dell’aria potesse essere un problema importante…