FIRENZE – “L’importante è capire che non esiste un modo giusto o corretto di mettere in scena Verdi o Puccini, ma che ogni tempo elabora il suo. Per quanto mi riguarda l’idea che il Maestro abbia debuttato al Teatro alla Scala nel 1953 da scenografo e costumista con un’Italiana in Algeri di Corrado Pavolini, e che poi viene promosso regista l’anno seguente per una Cenerentola e che alla Scala resterà fino al 2006 con l’Aida diciamo terminale, è una sicurezza, per me. La memoria è una delle poche caratteristiche identitarie rimaste nel mondo che stiamo vivendo. Nell’accezione più alta del termine, sono molto grato al Teatro alla Scala di Milano di un lavoro bello, per questa mostra che celebra il suo rapporto privilegiato con Franco Zeffirelli per un’avventura lunga mezzo secolo lungo questa straordinaria visione intitolata ‘Zeffirelli – Gli anni della Scala’ magnificamente curata da Vittoria Crespi Morbio a cui va il mio sentito ringraziamento per la cura e la precisione”…
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