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La morte, un suono uguale in tutte le lingue

Prosegue sul Corriere Canadese la pubblicazione degli articoli dedicati all’immigrazione italiana in Canada, che prendono spunto dalla storia degli oggetti che gli emigrati hanno portato con sé nel viaggio dal Belpaese alla nuova terra. L’iniziativa rientra nel progetto “Narrarsi altrove, viaggio tra i cimeli e i luoghi dell’anima” della poetessa Anna Ciardullo Villapiana e della docente Stella Paola, con la collaborazione di Gabriel Niccoli, professore emerito dell’Università di Waterloo e membro del consiglio di amministrazione dell’Italian-Canadian Archives Project (ICAP), network nazionale sotto i cui auspici opera il suddetto studio poetico… Read More in Corriere Canadese >>> 

Note a margine: tre lingue per sognare il vero amore

Per la nostra rubrica musicale: “Vorrei che fosse amore”, sognare in tre lingue con Mina.

Nel 1968, viene pubblicato il brano interpretato dalla grande cantante e diventa la sigla di Canzonissima 68, programma condotto dalla stessa Mina e da Walter Chiari. La canzone raggiunge solo il decimo posto nella classifica italiana, ma viene incisa anche in Inglese con il titolo “More than strangers” (per il mercato americano) e francese (con il titolo “Si…”) e proprio a Parigi, nel 1969, con quello stesso brano, Mina viene accolta trionfalmente. Ecco il nostro omaggio in Italiano  e, a seguire, le due versioni “straniere”.

Nei video che seguono, le altre versioni…

Intervista con la professoressa Diana Iuele-Colilli,
Direttrice del Dipartimento di Lingue e Letterature Moderne della Laurentian University,

“La lingua e la letteratura italiana sono vive e stanno bene in Canada e in Ontario e non solo nelle grandi metropoli come Toronto e Montreal.

In Ontario, a parte la città di Toronto e la penisola del Niagara, ci sono diverse altre città e paesi dove la nostra bellissima lingua è ancora parlata e prospera anche ad un livello accademico.”

Una poesia in tutte le lingue
per abbracciare il mondo

Non possiamo vederci, è vietato abbracciarsi. E chi è lontano resta lontano, perché non possiamo viaggiare. Ma c’è la poesia, che unisce i cuori. E se tradotta in tutte le lingue del mondo, cancella anche le distanze. Come è accaduto con “Parliamo con gli occhi”, che in pochi mesi è diventata una sorta di inno multilingue (dall’Italiano all’Afrikaans, fino alla lingua dei Nativi Canadesi) che abbraccia il mondo proprio quando il mondo stesso non può farlo. Un piccolo grande miracolo in piena pandemia, che si è presto trasformato in un progetto intitolato, non a caso, “La poesia abbraccia il mondo”.