Turista italiano rispedito in Italia da Montreal. “Trattato come un criminale all’aeroporto, è una vergogna”

MONTREAL – Il Canada è il Paese più multietnico e multiculturale del mondo? Sì, di primo acchito. Poi però, se non vivi qui e provi ad entrare, legalmente, ti accorgi che quella del “Canada che accoglie” è solo una bella favoletta, soprattutto in Quebec dove ti scontri con la dura realtà come è accaduto a Giovanni Liotti, 23 anni, studente avellinese che ieri è partito dall’Italia per andare a trovare un amico a Montreal e oggi stesso si è visto costretto a ripartire verso il Belpaese dopo un’odissea di ben diciassette ore all’aeroporto quebecchese. 

A raccontarci la storia, mentre Giovanni è in volo per l’Italia, è l’amico Gabriele Ranfagni, 46 anni, fiorentino, da cinque anni a Montreal dove lavora come capo animatore 3D in una grande azienda. “Giovanni è partito da Napoli, ha fatto scalo a Parigi ed è arrivato a Montreal ieri alle 6pm – racconta Gabriele – : aveva con sé il minimo dei bagagli, essendo arrivato come turista, ed era pronto a fare la quarantena a casa mia: ovviamente era fully vaccinated, provvisto di test molecolare a pagamento con traduzione certificata. Tutto a posto per la legge ma non per gli agenti dell’immigrazione che l’hanno, di fatto, trattato come un terrorista”.

Cosa è successo all’aeroporto di Montreal?
“Un agente dell’immigrazione ha interrogato Giovanni e, dicendo di essersi consultato con il supervisore, gli ha chiesto di consegnarli il telefonino cellulare e ha iniziato a leggere tutti i messaggi nella chat di Whatsapp, ad ascoltare i vocali ed a sfogliare e le e-mail, violando brutalmente la sua privacy. Avendo trovato un messaggio nel quale c’era la parola ‘lavoro’, l’agente ha concluso che Giovanni stava cercando di entrare clandestinamente per trovare un lavoro”.

In quale contesto compariva la parola ‘lavoro’?
“Nel contesto di chiacchiere fra amici. Giovanni sta studiando per fare il mio stesso lavoro, l’animatore 3D, e spesso mi chiede consigli. Non vedo cosa c’entri un messaggio, peraltro privato, con un viaggio di piacere. E comunque, ripeto, è una gravissima violazione della privacy”.
 
Quindi cosa è accaduto a Giovanni?
“L’agente gli ha fatto il foglio di via, intimandogli di lasciare il territorio canadese entro le  4.50pm di oggi. Ovviamente lui è ripartito subito, altrimenti sarebbe scattato il mandato di cattura”.
 
Ma era in regola. Anche per le normative sul Covid, giusto?
“Giusto. Due dosi di vaccino, ha pure speso un sacco di soldi per il test molecolare con tanto di traduzione. Ma non gliel’hanno nemmeno controllato, quello”.
 
Com’è possibile, secondo lei, che sia accaduta una cosa simile?
“Se è possibile è solo grazie al governo-Legault. Il Quebec non è più ospitale come lo trovai io quando arrivai, quasi cinque anni fa. Da due anni a questa parte, con il giro di vite all’immigrazione, dettato da una campagna populista plasmata sull’ignoranza del canadese medio, il clima che si respira è inospitale e direi anche molto pericoloso. Siamo ai limiti del fascismo”.
 
Davvero è così difficile entrare oggi in Quebec?
“Praticamente quasi impossibile. I test Csq (per l’esame francese) sono sempre più difficili, avere i permessi di lavoro è un’impresa… qui sembrano non ricordare chi veramente traina l’economia e chi realmente rappresenta la forza-lavoro in Quebec”.
 
Pensa che gli Italiani siano maggioramente penalizzati in questo momento?
“In Quebec, non c’è ombra di dubbio. Noi Italiani abbiamo e stiamo facendo molto per questo Paese ma veniamo trattati in modo vergognoso. Pensi che io ho lavoro stabile, una partner canadese, ho in corso la domanda per la residenza permanente ma quando ho dovuto rinnovare il permesso di lavoro, in attesa di avere la residenza permanete che non arriva mai, l’ufficiale dell’immigrazione mi ha detto che mi ‘concedeva’ un permesso di sei mesi ‘per cortesia’. Diciamo la verità: i canadesi sono razzisti. Altro che Paese multiculturale e multietnico. Qui c’è la caccia alle streghe”.
 
Gabriele ha deciso di non lasciar passare sotto silenzio quanto accaduto all’amico Giovanni. E, oltre a contattare la nostra agenzia di stampa, ha scritto al Consolato Italiano, all’onorevole Francesca La Marca (parlamentare eletta nella Circoscrizione Estero – America Centrale e Settentrionale)  ed al Movimento Montreal Antifascista. “Questa storia non finirà qui. Tutti devono sapere cosa accade in Quebec agli Italiani”, conclude Gabriele. E pensare che il Ministro Federale dell’Immigrazione è un Italiano…