Un alieno all’Arena Plautina di Sarsina
SARSINA (Emilia Romagna), agosto 2021 – “Alieno”, così si è sentito lo spettatore che alla fine della condanna pandemica è finalmente libero di tornare a teatro. Seduto finalmente sulla poltroncina in attesa dell’inizio dello spettacolo, osservando il vuoto proscenio pensa: che ci faccio qui, in questo teatro sotto le stelle, in cima ad una collina rivolto verso una verde vallata, ad alcuni chilometri da un centro abitato? Che ci fa tutta questa gente? Perché ognuno ha lasciato la zona confort della propria casa vicina o lontana per arrivare a Sarsina ad assistere ad uno spettacolo scritto 2200 anni fa? Che sia svanita la paura del contagio? Che sia fame di cultura dopo tanto digiuno?
Forse il nostro alieno, non è pienamente cosciente di ciò che sta per accadere, forse è stordito dalla leggera brezza appenninica o dalla bellezza che ha attorno. A un tratto, si accorge di essere atterrato in un altro mondo, un non-luogo senza tempo. È il Teatro ancestrale, moderno, dinamico, divertente, psico-attivo: quello di Plauto.
Il nostro alieno non si accontenta, vuole saperne di più. In attesa dell’inizio intercetta un essere umano che vive in quel pianeta di finzione/verità, dove dal palcoscenico e attorno ad esso combatte contro l’apatia culturale. Dopo un viaggio lungo due anni il nostro spettatore ha, a sua disposizione, chi può spiegare questo strano mondo chiamato teatro. Scopre che hanno un linguaggio comune per interagire.
Il teatrante che ha di fronte dice di chiamarsi Riccardo Bartoletti e di appartenere al pianeta del “Plautus Festival” (https://plautusfestival.it/), rassegna di teatro che si svolge in Romagna, a Sarsina dal 1956. Fa parte del Centro di Produzione “Teatro Europeo Plautino” (http://www.plauto.eu/) nato nel 2013 da una idea del Direttore Artistico Cristiano Roccamo e che dal 2016 è la compagnia ufficiale del festival.
L’alieno spettatore prende coraggio e sotto mentite spoglie di giornalista chiede…
Se fosse capitato qui un extraterrestre, come spiegherebbe, questo luogo e questo momento?
“Bella domanda! Lo spiegherei definendolo un ‘gioco’. Il gioco appartiene a tutti gli esseri umani e come a tutti gli animali, essendo l’extraterrestre una forma di vita, il gioco sarebbe sicuramente un concetto a lui conosciuto. Gli direi che stiamo giocando a rappresentare i rapporti fra persone. Questo momento è un incontro fra esseri umani che si si sono dati appuntamento per guardare altri esseri umani che giocano a rappresentare la vita. Hanno lo scopo, attraverso il gioco del teatro, di esorcizzare con la metafora e la risata, le difficoltà che si incontrano vivendo”.
Perché Plauto?
“Tutto nasce dal Direttore del Festival, Cristiano Roccamo che dal 2013, ebbe l’idea di fondare una compagnia di produzione teatrale che si occupasse quasi esclusivamente di Plauto. Mettendo in scena spettacoli teatrali estivi per il pubblico, come questa sera. Nel 2012 Roccamo mise in scena l’opera plautina “Miles gloriosus” con Vanessa Incontrada. In quell’ occasione venne contattato da una professoressa di un liceo di Rimini, che tutta entusiasta gli chiese di organizzare una replica al Teatro di Cattolica sicura che la platea si sarebbe riempita di 1500 persone. La sfida fu accettata, fu un grande successo, e da quel momento Cristiano capì che c’è un grande vulnus in Italia su questo autore. Plauto si studia a scuola, come testo, ma non si vede. Fino ad allora gli studenti non avevano la possibilità di assistere alle commedie di Plauto, anche perché è poco rappresentato, se non in estate quando i giovani hanno giustamente altro da fare. Anche perché la qualità dei ‘Plauto’ che si vedono, spesso è un po’ abbarrocciata, come si dice in Toscana. Mettendo insieme tutto questo, parlando con molte prof. in tutta Italia, è nata l’esigenza di vederlo rappresentato con la qualità e la professionalità che merita. Servendo questo prodotto portiamo i ragazzi ad essere entusiasti di comprendere Plauto. Un conto è leggere un testo teatrale di 2200 anni, un altro è vederlo rappresentato nella sua interezza, perché ci fa capire quanto, ancora oggi funziona e quanto ci appartiene”.
Per quale motivo Plauto è così attuale?
“Semplicemente perché racconta dinamiche umane, parla di amore, parla di morte, di sesso, di soldi dal punto di vista del popolo e il popolo in 2200 anni non ha cambiato le dinamiche nei rapporti interpersonali e sociali. Le divisioni fra ricchi e poveri, chi sta un po’ più in alto e chi un po’ più in basso, c’erano al tempo di Plauto e ci sono ora. C’erano ai tempi di Plauto personaggi attaccati ai soldi più che alle persone e ci sono ora, c’erano vecchi che andavano dietro le ragazzine e ci sono ora; Come ci sono soldati fanfaroni c’è l’umanità tutta. C’era 2200 anni fa in quel modo e c’è anche adesso. È anche precursore della Commedia dell’Arte. In realtà la commedia dell’arte ha pescato a piene mani da Plauto. I canovacci, il servo, l’avaro. Da Plauto hanno pescato Molier, Goldoni, Shakespeare. Plauto è alla base di tutto il teatro comico europeo. Noi, piano piano, stiamo lavorando per mettere qualche mattoncino perché si arrivi, come in Giappone con il teatro Kabuki, a far sì che il dramma antico, il teatro europeo in realtà, così come la commedia e la tragedia diventino patrimonio immateriale dell’umanità, semplicemente perché appartengono a tutti”.
Plauto è Romano?
“Plauto nasce a Sarsina, ma in realtà è Umbro, perché a quei tempi, Sarsina era territorio dell’Umbria, ma possiamo collocarlo sicuramente dentro alla Romanità. Prende spunto anche dalle commedie e tragedie del teatro classico greco. Ha saccheggiato dall’antica Grecia come si faceva allora, e come si fa oggi, contribuendo a diffonderlo adattandolo di volta in volta al pubblico a cui era rivolto lo spettacolo. Cose che succedono anche oggi come negli anni 60, che si prendeva il Rock americano o inglese e si adattava al pubblico italiano. Le dinamiche umane son sempre le stesse”.
Il vostro lavoro è un mestiere o un piacere?
“È un piacevole mestiere. Difficile, tosto, in Italia soprattutto, principalmente per chi fa teatro classico. Dove in Italia paradossalmente, dovrebbe essere ancor più facile, è più difficile perché siamo molto esterofili: tutto ciò che è roba nostra non ci piace, andiamo a pescare l’autore finlandese, per carità sarà anche bravissimo però poi, non conosciamo quello che abbiamo sotto casa”.
Che futuro ha il teatro dopo il Covid?
“Il teatro c’era prima del Covid, è nato con gli uomini delle caverne, sicuramente avrà futuro. Io non riesco ad immaginare un teatro diverso da questo. Penso che il Covid sarà una meteora, che ancora per qualche tempo ci impedirà di esplodere, ma con tutto ciò che ha tentato di affossare il teatro e non c’è riuscito, avendo resistito a molti attacchi, resisteremo anche a questo”.
E agli attacchi della multimedialità?
“Il multimediale è un mezzo”.
È un aiuto o un ostacolo?
“È qualcosa che nel pubblico può portare confusione. Perché il pubblico ha ben chiaro la differenza nel vedere un film o uno spettacolo dal vivo. Ma gli spettacoli di teatro on-line, credo che non attecchiranno. Il pubblico, andrà comunque a teatro. Oppure se vedrà uno spettacolo on-line e uno a teatro, non tornerà a vederlo su uno schermo più o meno grande, perché dal vivo è un’altra cosa”.
Si spengono le luci, lo spettacolo sta per iniziare. Lo spettatore deve ritornare alla sua poltrona, mentre per il nostro uomo di teatro è giunto il momento, dopo aver dato le indicazioni di percorso, di portare il nostro alieno curioso, dentro al suo mondo di finzione e realtà, antico e moderno. Gli attori lo conducono con gestualità e parole, con lazzi e battute, luci e ombre, arte oratoria e poetica. Giocando con il joystick dei fraintendimenti lo portano alle risate per farlo atterrare all’applauso finale. Solo ora a scena chiusa, l’alieno ritrova l’orientamento e la sua identità umana: ha capito che, come dice Umberto Eco nel Nome della Rosa “La risata è l’antidoto alla paura” e che il Teatro ne è il contenitore più capiente.
Mirna Milandri
Nella foto in alto, gentilmente concessa da Mirna Milandri, il Teatro Plautino di Sarsina