Un’ondata di patriottismo
TORONTO – I canadesi non sono mai stati così espansivi come i loro vicini del Sud, nel mostrare il loro patriottismo. Finora.
Siamo diversi. A differenza degli “americani”, abbiamo campagne elettorali brevi, votazioni semplici, controllo delle armi, maestose cascate del Niagara a ferro di cavallo e, inutile dirlo, molta acqua. Il Canada possiede il 20% dell’acqua dolce mondiale.
Dieci anni fa, ho avuto la fortuna di essere invitato dal governo canadese a partecipare alla foto di gruppo con altri dignitari e celebrità come parte della “foglia d’acero umana” nella bandiera canadese (nella foto qui sotto, sono quello indicato dalla freccia). Questo è stato un momento veramente “patriottico” per me.
Il giorno della bandiera canadese di quest’anno ha visto un’impennata del patriottismo. Il 15 febbraio 2025 è stato celebrato non in silenzio come fatto in precedenza, ma piuttosto ad alta voce. I canadesi sono diventati un popolo che sventola bandiere. Comprensibilmente, è così.
La nostra identità è minacciata dall’annessione come 51° Stato degli Usa utilizzando le tariffe come scusa. E non ci piace. Stiamo utilizzando ogni mezzo per combattere quell’idea, dai social media alle celebrità canadesi che si oppongono. Siamo diventati più consapevoli di ciò che abbiamo come Nazione ed il nostro orgoglio è sconfinato.
È vero, siamo una Nazione giovane. Non abbiamo un esercito di soldati che vanno là fuori e combattono, ma offriamo sostegno ai soldati americani che sono nel mondo a combattere per la giustizia e la pace. I nostri vigili del fuoco sono i primi a rispondere a qualsiasi incendio negli Stati Uniti. E, durante la presa degli ostaggi in Iran nel 1979, la nostra ambasciata ha dato rifugio al personale dell’ambasciata americana che cercava protezione dagli iraniani in rivolta. Ad un certo punto, negli anni ’70, avevamo il più grande contingente della Forza di mantenimento della pace delle Nazioni Unite schierato nelle aree di conflitto. Siamo un Paese compassionevole. Non respingiamo i richiedenti asilo, i rifugiati. Permettiamo loro di presentare le loro pretese in tribunale. E sotto questo aspetto siamo molto diversi dal nostro vicino del Sud.
TRADUZIONE IN ITALIANO (dall’originale Inglese/Filippino su www.cnmng.ca) A CURA DI MARZIO PELÙ
La foto sopra all’articolo è di Rose Butler da Unsplash; l’altra è di Ricky Castellvi